I musei nell’era del Covid-19

Quando ero in vacanza all’estero capitava a volta di imbattersi (specie nelle grandi capitali europee) nelle mostre virtuali: allestimenti multimediali monografici che trattavano la vita e le opere di un pittore, di un musicista, di un poeta, di un fotografo o di uno scultore avvalendosi di riproduzioni delle opere originali conservate nei musei in giro per il mondo.

Allora non guardavamo di buon occhio queste iniziative, convinti che vedere un quadro o una scultura originale dal vivo fosse l’unica alternativa valida per fruire della cultura, o comunque che fosse l’unica cosa per cui valesse la pena spendere dei soldi e del tempo (soprattutto se lontani da casa).

Oggi che #Covid19 ha rimesso in discussione la proposta culturale museale, iniziative come queste meglio di altre si presteranno ad essere fruite da casa o comunque in spazi dedicati senza dover effettuare grandi spostamenti.

Perderemo il piacere di godere dal vivo di opere uniche al mondo. O forse, a pensarci bene, avremo la possibilità di osservarle da soli o in gruppi più ristretti senza l’affollamento e il brusìo di fondo cui le grandi mostre ci avevano abituati. 

Quello che è certo è che l’edutainment (o il business della cultura, se preferite) cambierà completamente faccia e sarà impattato più di altri settori dagli effetti post pandemia.

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